giovedì 18 novembre 2010

Il Tram dei desideri

     Si chiama “4”, il tram dei desideri. Corre libero e felice da Falchera a Mirafiori. Attraversa, da un capo all’altro, Augusta Taurinorum,  detta poi “Torino”  dai moderni abitanti, che dagli antichi loro predecessori ereditarono anche la precisione nella suddivisione della mappa cittadina, chiamata adesso “ZTL”. All’interno di essa esiste il castrum, dove hanno residenza i patrizi e i rappresentanti del popolo, ed anche  coloro che, nuovi barbari, vivono negli anfratti e nelle soffitte delle antiche domus.

     Parte festante dai campi verdi della periferia, il “4”, per tuffarsi nel buio sotterraneo tunnel dei ricordi, dove i viaggiatori attraversano la dimensione che li porterà nella metropoli dei sogni.
Sono gli abitanti delle periferie che si recano in centro per lavoro, per andare a scuola, per fare shopping, anziani pensionati con la passione del turismo cittadino ed anche coloro che vivono negli accampamenti periferici nascosti dalla boscaglia in riva ai fiumi o ai margini dei cimiteri o nei campi ancora popolati da scoiattoli, mossi dalla curiosità, dal bisogno e dal luccichio delle vetrine dei negozi.

     Nel tram dei desideri tutti possono esaudire le loro aspirazioni. Molti viaggiatori portano a spasso i cani, liberi da museruole o da gabbie costrittrici, moderne macchine di tortura, perché, una volta traversato il tunnel dei ricordi, perdono, come gli umani, la selvatichezza, assumendo la natura primordiale antecedente il peccato originale. Così, molti esseri vezzosi, dimentichi di pagare l’obolo a Cesare, salgono sovra pensiero, pensando ai casi della vita. Spesso, per non disturbare, si sistemano vicino alle porte di uscita, formando grappoli eterogenei e multicolori., pronti a dissolversi con agilità imprevista, all’apparire dei Pretoriani.

     Il ricordo dei bigliettai degli anni ’60 è ormai relegato in soffitta o citato nei film in bianco e nero: “Si invitano i signori passeggeri ad andare avanti! Si prega di lasciare libere le porte!” diceva il bigliettaio, con un guanto di gomma infilato nel pollice della mano destra per far scorrere i biglietti da vendere. Controllava l’altezza dei bambini e la dimensione delle valige con il campione stampato sulla fiancata interna del tram.

     Il cavallo d’acciaio, (così lo appella un capo Navajo che suona musica country, insieme alla tribù,  la domenica mattina, a Piazza Castello, e che era andato agli Uffici dell’Anagrafe alla Falchera) scorre veloce sui binari, mentre un anziano, imbarazzato dal seno di una mamma “globetrotter”, che allatta la sua piccola, vicinissima al suo viso, dimentico della sua valigia di cartone, fa un comizio ad alta voce sul mondo ladro ed il paese che va in rovina.
     Un bimbo, seduto su un enorme passeggino, succhiando il suo biberon lo guarda divertito salutandolo con la manina.
     Una voce metallica annuncia dall’altoparlante la prossima sosta: “Prossima fermata, Porta Palazzo; Next stop Porta Palazzo.”
     Il tram numero “4” scorre veloce, scodinzolando, sui binari.

Gaetano Donato

1 commento:

  1. Ciao Donato, in che modo straordinario hai descritto il tram "" 4""!! molto bello!! Mi ha molto entusiasmata, ma non c'è da meravigliarsi!! Tu sei molto bravo come sempre.

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