sabato 16 ottobre 2010

Gli Uccelli di Via Scotellaro

            In via Scotellaro, al mattino presto, quando ancora le ombre della notte si confondono con i primi chiarori dell’alba, agli inizi della stagione primaverile, una tribù di merli dal becco giallo si da convegno nel giardino sotto casa ed intona un canto melodioso, bellissimo da ascoltare, con trilli, gorgheggi, cinguetii e pigolii vari. Un canto molto gioioso.

Appollaiata sulla finestra di casa, Nikita, la mia gatta nera dal pelo lungo e dagli occhi cerulei, ascolta estasiata le note che arrivano alle sue mobili e nervose orecchie. Ascolta immobile e attenta, attraverso i vetri . Le sue tonde chiare pupille sono protese nell’oscurità e cercano di individuare i cantori che si aggirano sugli alberi e nei cespugli sottostanti.

Altri tipi di volatili visitano questo angolo verde del quartiere durante la giornata. Alcune coppie di gazze bianche e nere, dalla lunga coda, si posano a volte sui rami o saltellano nel prato, mostrando orgogliose la loro elegante livrea.

I passerotti, piccoli e carini, sfrecciano veloci in tutte le direzioni, in cerca di briciole o dei resti che i più corpulenti amici volanti lasciano loro.

Nikita osserva e tace. Talvolta si nota un leggero tremore sul suo mento, quando un più spregiudicato colombo si posa sulla finestra, dall’altra parte del vetro, guardandola ironicamente.

Si, perché i veri padroni del quartiere sono i colombi, che ad una certa ora del giorno, mai al mattino presto, perché vanno a letto tardi, iniziano le loro scorribande tra i tetti dei palazzi, tra gli alberi, i cespugli, planando velocemente sulla strada, scansando le macchine che sembra li investano ma riuscendo sempre a decollare un attimo prima.

Dall’altra parte del palazzo si erge, con la sua mole autoritaria, il palazzone dell’INPS, che sfiora con il suo tetto il cielo e le nuvole. Lassù, spesso, stanno appollaiati alcuni uccelli rapaci provenienti dal vicino parco della confluenza del Po con la Stura: Falchi, Poiane, grossi Corvi neri e minacciosi. Osservano dall’alto i prati e le vie circostanti, in attesa di un balzo che certamente porterà dolore e morte.

I bianchi Gabbiani, che evocano pensieri di mari lontani, di spruzzi di salsedine portati dal vento, di spazi azzurri e di infiniti orizzonti, hanno fondato una colonia sulle rive della Stura, dove volteggiano in grandi stormi disegnando nel cielo del Parco, figure grandiose, cangianti, sfuggenti.

Nikita osservava quella grande nube nera dei Gabbiani che si spostavano nel cielo formando una figura circolare che poi assumeva la forma di una freccia, con alla testa il Gabbiano Nocchiero, che guidava i suoi simili verso la terra promessa. “Quanto ben di Dio”, pensava in gattesco, “ed io devo contentarmi delle scatolette e dei crocchini!” Una mosca all’improvviso le volò sulla testa. Presa da un raptus cacciatorio la inseguì per tutta la casa, con balzi e salti acrobatici finchè non la prese e la pappò.

Poi, una mattina, mentre Nikita ed io, ascoltavamo il canto dei merli dal becco giallo, notammo qualcosa di diverso, di cui subito non ci rendemmo conto. Un piccolo uccellino giallo, timido e senza pretese, appollaiato sul ramo del salice piangente, cantò un canto meraviglioso.
Tutti gli altri uccelli smisero di cantare e ascoltarono estasiati il canto del piccolo uccellino giallo.
I Merli, le Gazze, i Passerotti, i Gabbiani, i Falchi Pellegrini, le Poiane, i Corvi e molte altre specie di uccelli si unirono all’uditorio, e tutti, anche se parlavano lingue diverse, capirono il canto del piccolo uccellino giallo che cantava in una lingua universale la “Libertà”, la Giustizia”, la “Fraternità”.
Quella notte ho scoperto che i gatti sognano: durante una mia peregrinazione notturna vidi Nikita che dormiva beatamente sul suo solito tavolino, sul tappetino ai piedi della finestra sul cortile. Ad un certo punto, emettendo dei flebili suoni simili a miagolii, mosse le zampine in cerca di una invisibile preda, per rimettersi poi a dormire beatamente. Ripetè l’operazione un paio di volte, cambiando posizione. “Forse avrà sognato il piccolo uccellino giallo!” Pensai.


Gaetano Donato (Studente UNI3 Falchera)









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